Qualche dubbio su come avrebbe proseguito il percorso Raf Simons alla guida stilistica di Christian Dior inizialmente l’abbiamo avuto, ma possiamo definitivamente archiviare tutto. Raf Simons ha dato vita, dopo un timido debutto, a collezioni minimal, eleganti, raffinate e nel pieno rispetto dello stile della Maison francese.
Il direttore creativo rema nella direzione opposta rispetto a John Galliano, che sembrava insostituibile ma del quale sentiamo sempre meno la mancanza. I fashion show non sono più delle parentesi teatrali, lo stile è ribaltato. Le linee sono pulite, il gusto minimale, giochi di geometrie, nel pieno rispetto della femminilità e dell’eleganza.
Sfilano tailleur con pantaloni palazzo e giacchine corte, leggermente svasate sul fondo. Cappotti corti più lunghi dietro, 3/4 che si addolciscono sui fianchi e altri, veri capolavori sartoriali, che giocano con asimmetrie, che ingannano le forme. . Abitini in seta, sono senza spalline arricchiti da stampe che si posano come piccole opere su tele.
Ricerca di materiali e sperimentazione, l’abito anni ’50 con gonna a ruota e senza spalline è realizzato in pelle, l’armonia del passato che si mixa ad un tessuto tanto amato dal mondo rock. Segue una serie che rende omaggio al pied-de-poule, motivo grafico amato dalla Maison, per abiti in maglia realizzati in bianco e nero e che ritroviamo sul finale della sfilata, insieme ad abiti in chiffon con piccoli ricami floreali.