Grande successo lo scorso 25 febbraio per l’opening della prima boutique VIC MATIE a Milano, nel quadrilatero della moda in via San Pietro all’Orto 17: uno spazio rigoroso e sorprendente, che si inserisce in maniera organica nel tessuto urbano contraddicendo, già al primo sguardo, clichè stantii su architettura e retail.
A fare gli onori di casa la famiglia Curzi, Renato Curzi e Nenella Impiglia imprenditori di Linea Marche e Silvia Curzi direttore creativo insieme alla sorella Valentina.
Alla serata sono intervenuti gli amici di sempre di Nenella, Barbara D’urso, Luisa Corna, Cristiano Magioglio e Marco Balestri.
Il principio che informa il progetto ha la semplicità affermativa di un assioma: l’editing, spaziale e compositivo, è assoluto; tutto ruota attorno alla figura geometrica del quadrato, stabile ma non statico, e alla potenza dell’angolo retto.
La divisione tra negozio e strada è annullata. Il fronte della boutique, privo di vetrina, è un vetro a tutta altezza, cristallino, che funge da impercettibile membrana. Dietro questo filtro si sviluppa un cubo vuoto, dai profili netti, alto quattro metri. Tutti gli elementi tipici del negozio nicchie, vetrine, scaffali sono obliterati. Le pareti sono nude, ma pulsanti: le compongono per intero un accumulo di moduli mobili, dalle dimensioni fisse 50×50 di diverso colore e materiale resina cementizia, pelle nera, vetro fumè, ottone riconfigurabili secondo necessità. Incassando o facendo sporgere ogni cubo, si compone un mosaico tridimensionale continuamente cangiante. Gli stessi moduli, di pelle, disegnano sul pavimento la retta funzionale dei pouf-seduta, inscritta in una base di ottone, mentre uno specchio fumé a tutta altezza, racchiuso da una cornice di ottone brunito, rivela la zona cassa, anche questa di vetro fumé, dietro la quale una scala conduce al soppalco. Quest’ultimo è immaginato come salotto dalle luci soffuse, per la clientela più esigente.
La successione degli spazi ha il ritmo di una carrellata cinematografica, cui il contrasto dei materiali lucidi, opachi, organici, industriali dona una allure tattile. La palette dei colori è urbana, quasi mimetica: grigi pastosi, grigi fumè, nero, tocchi metallici. L’armonia secca di componenti eterogenee e il senso limpido dello spazio danno progetto una sigla distintiva e sofisticata.
Progetto e realizzazione studio Parisotto e Formenton, in collaborazione con Mirko Rizzi.
Fonte: Ufficio stampa Guitar