Sempre di splendore si tratta, dell’incanto di una donna letto in tutte le sue possibili sfaccettature. Ma sempre tendendo la femminilità come caratteristica essenziale, mai messa in discussione dall’Haute Couture. Nemmeno per sperimentare.
E così quella di Giambattista Valli è tanto romantica da essere sfacciata senza mai e poi mai essere stucchevole: si prende una rosa è la si fa stampa, poi la si mette in 3D con applicazioni e se ne rendono direttamente i petali con ruches.
E, come se ancora non bastasse, è l’abito stesso a farsi fiore giocando con asimmetrie e sovrapposizioni e con le forme stesse: ecco gli abiti monospalla, le gonne a tulipano e con baschina. E a ruota e con strascichi e drappeggi.
I rossi e verdi, i delicati ricami di racemi e fiorellini, con un trionfo di organza, taffetà e mussolina. Completate da piume e farfalle che si posano ovunque sono di una dolcezza che riempie il cuore.
Mentre Raf Simons per Christian Dior riconosce comunque il diritto della donna alle tonalità pastello e ai ricami e alle paillettes. Preferendo però una declinazione più classica e composta della femminilità. Strutturata, anzi: in modo che il punto vita su tutto sia esaltato.
Per questo inserisce di diritto nell’Haute Couture tailleur di giacca e pantaloni e gonna al ginocchio senza evitare di lasciarsi sedurre dalle trasparenze, comunque.
E Donatella Versace che ritorna all’Alta Moda, non può che ribadire che femminilità e sensualità siano dei sinonimi: i corpetti sono strizzatissimi e la stoffa è tenuta insieme da lacci di seta e ganci. L’organza più che voluminosa è voluttuosa e infatti si apre nelle gonne con profondi spacchi.
E poi sono gioielli a cascata: Swarosvki che punteggiano le stoffe, ciondoli con la testa di Medusa e grandi anelli di smeraldi. E ad interpretare questa Donna torna in passerella anche Naomi Campbell.
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