La sfilata di Chanel andata in scena questa mattina al Grand Palais come di consueto è stata anticipata da una bufera di contestazioni da parte di Greenpeace, che aveva già operato contro la Maison francese in occasione della New York fashion week, affiggendo dei catelli alle vetrine della boutique della Grande Mela. Il motivo è semplice, Chanel, insieme a Prada, Dolce&Gabbana e Hermes, fa da fanalino di coda in fatto di salvaguardia dell’ambiente, rispetto e trasparenza delle norme che regolamentano la produzione e l’impiego di tessuti e pelli.
Alla casa di moda parigina viene rimproverata la mancanza di trasparenza e sostenibilità della filiera della carta per il packaging e di quella della pelle oltre all’uso di sostanze tossiche nei propri tessuti. Chanel, infatti è uno dei marchi valutati “Zero in Condotta” nella classifica “The Fashion Duel”
Questo è quanto si legge sul sito ufficiale di Greenpeace, che poco prima dell’inizio della sfilata ha esibito degli striscioni con su scritto “Chanel, dépolluez la mode!” ovvero Chanel ripulisci la moda. Dopo questo preludio burrascoso va in scena il fashion show che si apre, come tradizione, dalle nuove declinazioni del tweed di lana, che in questa collezione dà vita a cappotti lunghi over, che scoprono le gambe attraverso un’apertura davanti. Le giacche si portano con gonne super mini e stivali in pelle che avvolgono come un guanto le gambe con un effetto parigina sopra il ginocchio, che accompagna tutti gli outfit della sfilata.
Man mano che il fashion show va a vanti, si fa spazio una donna “robotica”, che indossa tailleur in tweed con giacche che ricordano i volumi delle tute degli astronauti, così come le cuffiette e il make-up argento che ci catapultano direttamente sulla luna. Questa volta Karl Lagerfeld a mio modesto parere non convince fino in fondo, voi che dite?
Photo Credits | Getty