Alexander Wang debutta come designer di Balenciaga alla Paris Fashion Week 2013-14 e toglie il superfluo anche a ciò che già essenziale. Solo bianco e nero, solo pochissimi capi.
Mentre la qualità è affidata ai tessuti e alle lavorazioni di Balenciaga e la varietà alle declinazioni in diverse stampe. Ciò che accessorio sono le pennellate d’argente, i tacchi a spillo e i fermagli e le spille a chiudere i cappotti. Con il taglio a uovo di questi ultimi che, nelle intenzioni del designer evocano, ridotti all’osso, gli scialli indossati dalle donne spagnole.
E poi la trama larga dei pantaloni, a vita alta. Per il resto sono gonne, longuette, abiti, lunghi, pantaloni slim e gilet. E tutto è stutturato, tutto lineare. Con effetti di venature che rendono le superfici simili all’incarnato di una statua di marmo. Ed il tocco non del tutto comprensibili dell’aggiunta di listini a V, ad evocare infradito, nelle decoltè a punta.
Niente di più di questo per la prima prova di Wang che o è una prestazione eccezionale o è tiepida, a seconda di chi la legge.
Mentre Balmain ha preso l’essenza e l’ha nascosta sotto strati e combinazioni di orpelli: Olivier Rousteing sembra evocare le principesse della Mongolia o le odalische. In ogni caso, aggiungere e arricchire sembrano la parola d’ordine: la pelle ritagliata e ricombinata per un effetto trapuntato, a creare un trama di rombi a rilievo decorate ancora da pietre, rese luccicanti di paillettes.
Ci sono l’oro e l’argento, il verde smeraldo e il rosso rubino. Non basta una giacca con le spalle rinforzate, indossata su pantaloni alti in vita il cui tessuto abbondante viene ripreso da drappi. Bisogna aggiungere un’alta cintura in vita, magari illuminata da lampi metallici.
Bisogna aggiungere paillettes e aprire scolli profondi, o rivelare il corpo con jumpers monospalla in mohair. Ovunque sono dettagli peplum, increspature, dettagli lamè. Perchè il troppo non sia mai abbastanza.