La frase adatta a una situazione del genere sarebbe: “alla faccia della crisi!” ma per non sembrare troppo irriverenti diciamo che, visti i numeri, l’andamento della moda e del lusso del made in Italy rappresenta un vero e proprio “schiaffo alla miseria”. Se non siete contenti neanche di quest’affermazione allora passiamo subito ai fatti, anzi, come appena detto, ai numeri: nonostante la difficile congiuntura economica le aziende italiane quotate della moda e del lusso raccolgono i frutti di piani di sviluppo all’estero grazie a recenti investimenti che hanno permesso alla moda italiana di imporsi sulla crisi finanziaria degli ultimi mesi.
L’analisi Pambianco rileva i primi nove mesi 2011 delle aziende quotate in Borsa: crescite a doppia cifra sia per i ricavi che per la redditività ne hanno decretato il successo.
La situazione è questa: nei primi nove mesi dell’anno i grandi gruppi hanno continuato a crescere e a macinare utili – sottolinea Carlo Pambianco, fondatore dell’omonima società di consulenza e analisi del settore moda –. Ciò vale sia per i gruppi italiani sia per i gruppi stranieri, in massima parte francesi e americani. A sorpresa però i gruppi italiani guadagnano molto di più di quelli stranieri e credo sia un segnale di ottimismo per tutto il nostro sistema moda, nonché la conferma che la strada della quotazione è quella giusta. Le ragioni per le quali, in un periodo di crisi economica generalizzata, il settore moda goda di buona salute sono diverse. Sicuramente conta la dimensione, che consente di ottenere cospicue sinergie in tutte le aree aziendali: prodotto, produzione, distribuzione, comunicazione. Altrettanto importante è la presenza all’interno dei vari gruppi quotati di marchi di grande prestigio, che hanno trovato ampi spazi di crescita e redditività nei Paesi emergenti, dove nel 2011 il tasso di crescita stimato è del 7,4%, mentre quello dei paesi Ocse è del +1,6%.