E’innegabile: l’economia è in crisi, una crisi durissima di cui subiamo ogni giorno le conseguenze e a cui stiamo cercando di reagire con ogni mezzo in nostro possesso. Eppure sembra che, nonostante tutto, ci sono cose a cui non riusciamo a rinunciare per continuare a mettere nelle nostre vite un tocco di leggerezza ed un pò di scintillio frivolo.
Si tratta degli abiti, delle scarpe e delle borse. E ciò che, soprattutto colpisce, stando ai monitoraggi dell’agenzia Altagamma, è che non si sta puntando sul low cost: sono invece le aziende di moda, di fascia alta a resistere strenuamente, nonostante la crisi dei mercati internazionali. Potremmo, però, osservare che, a potersi permettere acquisti del genere, sia un gruppo di persone piuttosto ristretto ed in grado di compensare il mancato shopping di tutti gli altri. Ma veniamo ai dati del rapporto annuale redatto da Altagamma.
I settori in maggiore crescita sono quello degli orologi di lusso (+20%), della pelletteria (+16%), dei gioielli (+15%) e delle calzature (+11%). La cosmesi, invece, si assesta intorno a un +3% . Infine, l’abbigliamento maschile, dopo diverse stagioni di flessione, riesce, addirittua a ripartire con un +9%.
Sono state poi indivuate le 10 migliori aziende per redditività: in testa alla classifica troviamo Coach, Hermès, Deckers; seguite, nell’ordine, da Swatch, H&M, Prada, Tod’s, Burberry, Dior e il Gruppo Richemont.
In assoluto è l’enorme crescita del colosso del lusso francese LVMH, ad essere indicativo della tendenza internazionale di settore della moda: i primi nove mesi del 2011 hanno fruttato al gruppo un fatturato di 16,3 miliardi di euro. Ciò equivale ad una crescita del 15% rispetto ai 14,2 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Tale successo sembra essere dovuto alla scelta di acquisire la maison taliana di gioielleria Bulgari: questa ultima ha registrato un aumento netto delle vendite di orologi e gioielli: da 687 milioni a 1,2 miliardi di euro con una progressione del 26%.
Va, in ultima analisi, osservato, come non sia solo una questione di disparità sociale: non c’è solo una divisione tra un élite che può continuare a permettersi l’acquisto di beni di lusso ed il resto della popolazione. La differenza sta anche tra economie, come quelle occidentali, sia europea che americana, in netta crisi e altre che, invece, sono in crescita, come quella giapponese, che ha resistito al devastante terremoto dello scorso marzo, e quella cinese. Sono proprio questi Paesi a beneficiare del lusso prodotto nei nostri e di cui noi non siamo più nelle condizioni di godere.
Fonte: d.repubblica.it
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