Diciamoci la verità: d’estate un volto colorito risulta sicuramente più affascinante di uno bianco pallido stile cencio candeggiato e steso sotto il sole di 40 gradi di agosto. Ma volendo continuare a essere sinceri: neanche un viso abbronzatissimo ai limiti della bruciatura è un belvedere, se non altro perchè sarà la stessa pelle a soffrirne, più in là negli anni, ci si accorgerà di essere precocemente vittime di rughe, macchie e quant’altro.
Come dicevano i latini, che forse erano più saggi di noi: Virtus in media, e questa affermazione sembra non sbagliarsi davvero mai. Hai un colorito diafano e bianco come la dea Giunone? Esponiti al sole con cura, lasciati baciare dai caldi raggi con una adeguata protezione (e non durante le ore centrali) e acquisterai un colorito rosato, dorato e davvero piacevole. Sei già scura di carnagione? Non ne approfittare. Purtroppo vediamo sulle spiagge di tutta Italia giovani fanciulle (e anche meno giovani a dire il vero) che impavide, sotto il sole a 40 gradi si spalmano con fierezza creme che di solito si usano semplicemente come idratanti. Come non menzionare la Nivea? O peggio ancora l’olio Johnson stile frittura di ferragosto?
Sicuramente questi due prodotti possono essere ottimi alleati una volta a casa, dopo una bella doccia rinfrescante possono aiutare a idratare e lenire la pelle, ma non assolutamente al mare, se non altro perchè hanno una fattore di protezione zero. Ma chi ha “inventato” la moda dell’abbronzatura? Il rapporto con la tintarella è cambiato profondamente negli ultimi anni. Nei secoli scorsi (anche nel più recente 1900), la pelle dorata era sinonimo di povertà e miseria (i contadini e gli schiavi erano costretti a lavorare nei campi e quindi la loro pelle inevitabilmente si abbronzava), a partire dalla fine della seconda guerra mondiale la reputazione dell’abbronzatura è lentamente migliorata fino ad oggi. Allora: si all’abbronzatura ma con equilibrio!