Con la precollezione Donna per l’Autunno 2009, Giuseppe Patané sarà tra i protagonisti della terza edizione di Pitti_W Woman Precollection, in programma a Firenze dal 13 al 16 gennaio prossimi, in concomitanza con Pitti Immagine Uomo.
La presenza di Giuseppe Patané a Pitti_W Woman segna un’ulteriore significativa affermazione del quarantaseienne designer siciliano – legato alla sua terra da un amore profondo che espresso in uno stile costantemente ispirato al “culto per la bellezza e per il cuore” – che ha debuttato con la propria griffe già nell’Autunno/Inverno 1996/1997, a compimento di un percorso formativo particolarmente ricco ed interessante.
In perfetto equilibrio tra silhouette volutamente retrò – che mixano suggestioni Twenties e fascinazioni borghesi anni Sessanta – ed interventi attualissimi che invece definiscono proporzioni e dettagli, la pre-collezione proposta da Giuseppe Patané a Pitti W_Woman vive tutta nel segno di look intenzionalmente pacati ma pregiati nei materiali, in una logica di relax e di sofisticata comodità, che ha i suoi punti di forza nelle giacche e nei capi-spalla destrutturati, oltre che in una paletta cromatica rubata ai boschi con qualche sprazzo di colore-colore. Il mood complessivo suggerisce uno charme “morbido” e ricco al contempo, scandito dai circa 40 look che compongono la pre-collezione.
Il debutto di Giuseppe Patané a Pitti W_Woman segue di pochi mesi l’accordo con la show room milanese Progetto a cui il designer siciliano ha affidato la distribuzione in esclusiva mondiale della sua linea a partire dalla Primavera/Estate 2009. Nella cornice mininal-raffinata di “Progetto”, le collezioni di Giuseppe Patané hanno infatti trovato il contesto ideale per un’affermazione che guarda con decisione tanto al mercato nazionale quanto agli scenari internazionali.
E’ recentissimo anche il successo conseguito da Giuseppe Patané negli Stati Uniti, a Detroit, in occasione di un charity gala all’associazione “Covering Young Heads to Heal Young Hearts”, che si occupa di bimbi affetti da gravi malattie, che perdono i capelli a seguito delle cure a cui si devono sottoporre. Momento clou della serata sono stati i trenta minuti di “The Italian Touch”, interamente dedicati all’eccellenza italiana e focalizzati sulla sfilata di una selezione di circa venti capi della collezione Autunno/Inverno 2008/2009 del designer catanese, perfetti nel trasmettere al pubblico americano l’imprinting artigianale e sartoriale per cui la nostra moda è apprezzata a livello internazionale.
Nella rilettura di Giuseppe Patané questo leit motiv si arricchisce di un richiamo, immancabile e determinante, alla sua città, Catania, la Milano del Sud degli anni del boom. E sono proprio di un’artista catanese del nostro tempo, Carmen Consoli, le parole che il designer sceglie per fissare in un’immagine questa “sua” donna: “Guardo una foto di mia madre, era felice, avrà avuto vent’anni, capelli raccolti in un foulard di seta ed un’espressione svanita, nitido scorcio degli anni Sessanta di una raggiante Catania…”
La sua donna ha l’appeal cool ma fremente di passione di una Angelina Jolie in versione eroina borghese in “Changeling” ed insieme il fascino algido, intrigante ed impeccabilmente bon ton di Anne Bancroft ne “Il Laureato”. In un gioco ben calibrato di rimandi tra epoche e mood differenti, tra anni ’20 ed anni ’60, il filo conduttore è proprio il fascino sobrio, “perbene” e, in definitiva, senza tempo del vestire borghese, fatto di sobrie armonie e di sofisticata essenzialità.
Severa e sexy insieme nella sua anima contemporanea, la collezione ha il suo focus nel tailleur, definito da una silhouette straordinariamente nitida e quasi grafica, frutto di interventi di destrutturazione che ne ottimizzano la vestibilità senza sacrificarne l’aplomb. Nella stessa logica, si susseguono i cappotti e le mantelle in drap di puro cachemire, con i revers scostati, da portare sui tubini pulitissimi in flanella o in twill di seta stampato. Sono diritte e ferme al ginocchio le gonne che accompagnano le bluse delicate in georgette, che si intravedono sotto ai cappotti minuti in lana double con i colli in pelliccia. Cadono con la stessa precisione gli abiti smanicati – altro must dei Sessanta – in crêponne di seta stampato. Tra rigore formale ed enfasi di volumi risaltano i soprabiti monopetto a uovo con il collo “couture” importante e le gonne a mongolfiera singolarmente alte in vita. L’imprinting sartoriale – autentico segno distintivo dello stile di Giuseppe Patané – si coglie come sempre nei dettagli, come le cuciture laterali, che ci sono ma non si vedono e ricorrono in tutta la collezione. Trova una nuova identità anche un classico come il trench: è impermeabilizzato dal teflon e si tinge di oro, come tutti gli altri look per la sera, impreziositi da lavorazioni a jacquard a motivi ramage oppure floreali e dalle paillettes gold, controbilanciati dai capi in chiffon leggero ed aereo che portano la primavera nell’inverno. La primavera che non finisce mai della splendida, unica, amatissima Catania…
L’inverno che può essere primavera si legge anche nella modulazione cromatica che avvicina le sfumature del bosco – verde muschio e marrone innanzitutto – al colore-colore – fucsia, arancio, turchese – che si scorge in particolar modo negli interni.
Fonte: Ufficio stampa Guitar