A tre giorni dalla chiusura della Berlin Fashion Week – manifestazione che trova nelle passerelle della Mercedes-Benz Fashion Week il suo momento clou – gli organizzatori fanno il punto su questa edizione, in bilico tra business e mondanità.
L’esuberante eccentricità di Vivienne Westwood, in passerella per la prima volta alla Mercedes-Benz Fashion Week domenica scorsa con la linea Anglomania, ha messo la parola fine alla terza edizione di questa manifzestazione. “Con un totale di 26 fashion show che hanno alternato nomi consolidati e new designer – ha commentato Kristina Hammer, director global marketing communications di Mercedes-Benz – la rassegna ha dimostrato di appartenere alla rosa dei top fashion event”. “Berlino – ha aggiunto – si è confermata una delle più importanti capitali della moda europee”.
Oltre alle passerelle e ai momenti di mondanità (per esempio, la celebrazione del 20esimo anniversario di Elle Germany il 19 luglio, accompagnata dalla consegna dei premi “Mercedes” a stilisti di prima grandezza, come Karl Lagerfeld, insieme a giovani come i nostri Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi), non sono mancati nella metropoli tedesca saloni che hanno costituito un significativo punto di riferimento per i buyer nazionali ed esteri: il più grande è stato sicuramente Premium, che dal 18 al 20 luglio ha chiamato a raccolta 15.273 visitatori, il 59% dei quali provenienti da Paesi di lingua tedesca. In seconda posizione, ma con distacco, gli italiani e gli operatori provenienti dall’Europa meridionale con un 19%, seguiti da inglesi (8%), scandinavi (5%), europei dell’Est (4%). Il Benelux ha totalizzato un 3% e la triade Usa, Emirati Arabi e Sudafrica un 2%. Tra gli eventi à côté, il simposio “Trading up” sugli sviluppi futuri dell’alto di gamma e il conferimento dello Young Designers Award, andato questa volta a Niconé (moda femminile, Berlino), Placed by Gideon (menswear, Londra) e J Dauphin (accessori, Parigi).
Se Premium ha totalizzato oltre 800 brand, la rassegna Stark ha puntato invece sulla ricerca, concentrandosi su un’ottantina di nomi all’interno della ex centrale elettrica di Kopenhagenstrasse.
Fonte: Eyesway