I consumatori cinesi stanno cominciando ad apprezzare il valore della qualità e molte aziende tessili italiane si dicono ottimiste rispetto al proprio futuro in Cina, nonostante questo paese sia noto per la produzione di prodotti non proprio di alta qualità. Mentre gli operatori del tessile italiano prendevano parte a Pechino all’edizione 2008 di Intertextile Beijing Apparel Fabrics, hanno sostenuto che la Cina non puo’ offrire lo stesso livello di innovazione nel design e i servizi ai clienti per cui l’Italia é famosa.
Corrado Conti del Lanificio Fratelli Ormezzano ha osservato che la principale strategia degli operatori italiani in Cina consiste nel produrre tessuti di una qualità così alta che i fornitori cinesi non riescono a riprodurla, aggiungendo che la sua azienda ha investito moltissimo e prodigato sforzi per mettere a punto un trattamento speciale del prodotto e un nuovo processo di colorazione.
Un altro elemento chiave di tale strategia consiste nel farsi più pubblicità e farsi conoscere sul mercato cinese. A questo proposito quest’anno é stato organizzato un padiglione italiano con 50 aziende tra cui il Lanificio Fratelli Ormezzano, Testa e il Lanificio Tessilstrona alla fiera Intertextile di Pechino, che ha attratto più di 25.000 visitatori e più di 1.130 fornitori di tessuti provenienti da 15 paesi e che si é tenuta dal 27 al 29 marzo.
Tuttavia, nonostante la loro supremazia nel tessuti di qualità, le aziende italiane hanno ancora alcuni ostacoli da superare prima di riscuotere un vero successo in Cina. Ad esempio, come sostiene Claudio Passera dell’azienda Testa, sarà molto difficile per le aziende italiane più piccole riuscire a promuoversi in Cina, date le dimensioni del paese, e il numero limitato di produttori cinesi in grado di acquistare tessuti di alta qualità. Secondo le sue stime, esistono solo circa 50 aziende in Cina che possono permettersi i tessuti prodotti dalla sua azienda.
In aggiunta, la Cina sta diventando più innovativa. La città di Shaoxing, a Zhejiang, per esempio, ha recentemente migliorato la sua struttura produttiva e rafforzato l’identità del marchio per ottenere un maggior riconoscimento da parte del mercato e migliorare la concorrenzialità dei suoi prezzi. Come risultato, una delle maggiori piazze del settore tessile, China Light & Textile Industrial City, l’anno scorso é stata in grado di registrare transazioni per un valore di RMB 57,498 miliardi (circa € 5,17miliardi). Alla fine del 2007, l’area di 238mq, conosciuta come il più grande centro dell’Asia per i tessuti, ospitava circa 15.000 negozi, negozi che vendono oltre 30.000 diversi tipi di prodotto ad acquirenti di 187 paesi. China Light & Textile Industrial City ha attratto una media giornaliera di 100.000 persone, tra cui 10.000 visitatori stranieri, e ospita stabilmente un totale di 395 rappresentanti di aziende straniere e 3.500 commercianti stranieri.
Corrado Conti ha concluso dicendo che la Cina é un posto interessante dove coesistono difficoltà a breve termine e opportunità a lungo termine. E si spera che, mentre il paese continua a progredire, un numero maggiore di fabbriche cinesi avranno la capacità di produrre capi di abbigliamento di alta qualità e quindi avranno bisogno di tessuti di pregio dall’Italia. (ICE)